Stifone

Narni

Stifone: il cuore blu dell'Umbria

Stifone, una frazione del Comune di Narni in Umbria, è un antico borgo situato in una gola lungo il fiume Nera. Conosciuto per le sue straordinarie acque cobalto e un ricco patrimonio storico, Stifone è un luogo incantato ricco di sorgenti e affascinanti resti di mulini e antichi cantieri navali.

Stifone è una piccola frazione del Comune di Narni, in Umbria, che dista circa 75 km da Roma. È una terra di confine situata in una gola, sulla riva sinistra del fiume Nera, che a Orte affluisce nel Tevere. La zona dove oggi insiste il borgo fu il porto fluviale di Narni già in epoca pre-romana e crebbe, nel periodo successivo, con la realizzazione di un cantiere navale probabilmente realizzato a partire dalla prima guerra punica. Oggi è un insieme di resti di vecchi mulini, acque trasparenti di un blu cobalto straordinario, case antiche più o meno restaurate e qualche orto, in un’atmosfera sospesa e quasi misteriosa. Fronteggiando la pontificia Narni, Stifone doveva essere un avamposto importante all’interno dei possedimenti longobardi.

Stifone è uno dei paesi più ricchi d’acqua che si possa immaginare, un cuore blu nel cuore verde dell’Umbria. Ogni pochi metri c’è una sorgente: non a caso un’altra etimologia proposta per il nome è dal latino septem fontes. È stato calcolato che il complesso delle sorgenti esistenti intorno a Stifone immettano nel fiume Nera circa 13 metri cubi di acqua al secondo, una quantità di poco superiore alla portata delle Cascate delle Marmore quando non sono deviate nelle condotte forzate. La sola sorgente della Morica, che alimenta una vasca profonda (a diga chiusa) circa 10 metri, ha una portata di 2 metri cubi al secondo.

Se pensiamo che ogni metro cubo di acqua rappresenta mille litri, ci rendiamo conto dell’incredibile ricchezza acquea di un paesino così piccolo come Stifone. L’acqua, proveniente secondo la tradizione popolare dalle montagne di San Pancrazio, si irraggia tra le rocce in un perpetuo chioccolio di mille rivoli e si raccoglie qua e là in fresche polle di acqua limpida. Fino a pochi anni fa, tutti gli stifonesi erano fieri di bere solo l’acqua sorgiva della Forma, peraltro considerata l’unica adatta a cuocere i celebri “manfricoli”. Qui l’acqua sgorgante, scendendo verso i vecchi lavatoi (ancora in utilizzo fino a tutti gli anni Settanta), esce poi dalla viva roccia per confluire nel fiume creando una piccola cascata. Tutte queste acque, oltre ad alimentare l’acquedotto e ad irrigare i campi circostanti, sono state a lungo usate per azionare grandi mulini e le antiche ferriere che lavoravano i minerali estratti dalle rocce del Monte Santa Croce.

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