Didattica Archeoares: mascherarsi fa bene ai bambini?

I musei sono i luoghi della memoria ma anche della scoperta. Il passato dialoga con il presente e ispira il futuro attraverso gli oggetti, le storie, le vite degli uomini illustri e comuni. Dove è possibile capire il perché di una parola, dove puoi emozionarti davanti ad un quadro o impressionarti per la genialità di un artista. Luoghi vivi quindi, dove si impara e si cresce.

A favorire crescita, sensibilità e comprensione nei più piccoli ci pensa la didattica museale, l’insieme di ricerca, sperimentazione, programmazione e pratiche tese a far vivere i musei in modo educativo e significativo ai bambini, e non solo. Vediamo insieme alcuni esempi di attività.


Il gioco del “far finta di” rappresenta per il bambino l’opportunità di fare un’esperienza creativa, simbolica, motoria e sensoriale. Durante questa modalità di gioco, i bambini non stanno imitando qualcuno o qualcosa, ma stanno interpretando a loro piacimento una storia. Il gioco simbolico diventa un modo per esprimere la sfera affettiva e relazionale del bambino, che può manifestare i propri sentimenti e le proprie emozioni attraverso questo tipo di attività.

I bambini iniziano a “fingere” già all’età di due anni con lo scopo di imitare le azioni degli adulti, crescendo invece acquisiranno nuove competenze per sviluppare le proprie emozioni. La finzione permette loro di conoscere sé stessi e la propria emotività, sviluppando la propria fantasia e immaginazione, inoltre tutto ciò può aiutare i bambini a combattere le proprie paure.

Un po’ di storia

La maschera di tipo culturale aveva funzione “magica”: essa trasformava in un altro essere colui che la indossava. La connotazione magica consisteva proprio nel nascondere il volto e l’identità personale e sociale di colui che la indossava, trasformandolo così in altro, anche in personalità divine, passando dalla realtà terrena a quella soprannaturale.

L’uso della maschera ha inizio al tempo degli antichi Greci che le usavano per simboleggiare diverse emozioni e personaggi nelle loro opere teatrali. Ad esempio, la “maschera tragica” è stata usata per rappresentare dolore, mentre la “maschera comica” è stata usata per rappresentare la felicità e la gioia.

Un altro tipo di maschere sono sicuramente quelle veneziane la cui origine risale al Medioevo, quando le persone iniziarono a riunirsi e a festeggiare insieme vestendosi con travestimenti e abiti appariscenti. Gradualmente divenne ancora più popolare e fu istituzionalizzata dalla Repubblica di Venezia, raggiungendo il suo apice durante il Carnevale di Venezia.

L’uso della maschera compare addirittura all’interno delle opere d’arte, ad esempio ne Les Demoiselles d’Avignon di Picasso, che nel suo “periodo africano” decide di rappresentare il volto delle donne con gli stessi lineamenti delle maschere eliminando tutto ciò che faceva parte delle fattezze umane.

Didattiche a Viterbo

Nei musei di Viterbo i bambini della Scuola dell’Infanzia possono cimentarsi nella realizzazione di una maschera tutta personale nel laboratorio SPAZIO ALLA FANTASIA! incentrato sulle mitiche origini di Viterbo.

Eroi, mostri e principesse popolano la mitologia viterbese.I partecipanti, guidati dagli educatori museali, scoprono la leggenda del leone di Viterbo che compare sullo stemma della città e creano una graziosa maschera da decorare ed indossare.

L’attività di ideazione e realizzazione della maschera insegna al bambino a “far finta” di mettersi nei panni di qualcun altro, capire la differenza tra sé e gli altri e comprendere il punto di vista altrui.

L’attività del “far finta di”, soprattutto se fatta all’interno di uno spazio museale è utile per imparare divertendosi, consentendo così al bambino di acquisire determinate conoscenze ma in modo del tutto creativo e piacevole.

Archeoares per la didattica

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