Un confronto evolutivo tra Neanderthal e Sapiens

Foto da flickr

Nel corso dell’evoluzione, diverse specie umane hanno popolato la Terra, alcune delle quali hanno persino convissuto nello stesso territorio come nel caso di Homo neanderthalensis e Homo sapiens, le due specie che andremo a confrontare.

Entrambi discendono da un antenato comune, l’Homo heidelbergensis, che si sviluppò in Africa. Da qui l’H. heidelbergensis migra raggiungendo l’Asia e l’Europa, dando origine per speciazione rispettivamente a Denisoviani e all’Homo neanderthalensis. Quest’ultimo, quindi, fu il primo vero rappresentate umano europeo con un origine stimata a circa 300-430 mila anni fa, più di 100 mila anni prima che comparissero i primi Sapiens in Africa.

Sebbene le due specie condividano oltre il 99,5% del loro patrimonio genetico, le differenze morfologiche tra Neanderthal e Sapiens sono evidenti nei resti fossili, come quelle che riguardano la forma del cranio. Il cranio dei Neanderthal poteva contenere un cervello di 1700 cm³, poco più grande ma molto più allungato sull’asse antero-posteriore rispetto a quello degli Homo sapiens (1300-1400 cm³), che invece possiede un cranio più globulare. Queste ed altre caratteristiche morfologiche sono ben rappresentate nei musei come il Museo Archeologico Ernico di Anagni che ha riaperto da pochi giorni e che vi invitiamo a visitare.

Non solo i Neanderthal avevano una testa e un cervello più grandi, ma anche una corporatura più robusta rispetto ai Sapiens. Cosa ha portato quindi all’estinzione di un umano che sembrava a tutti gli effetti più prestante dei Sapiens, sia per capacità cranica che per fisicità? Sebbene le due specie abbiano convissuto nello stesso periodo e nei stessi territori, non ci sono prove paleo-archeologiche di conflitti tra le due specie ed è pertanto esclusa l’ipotesi di uno sterminio. Al contrario, sembra che Neanderthal e Sapiens abbiano avuto contatti pacifici e persino relazioni feconde, come dimostra la presenza di DNA neanderthaliano nelle popolazioni non africane moderne.

L’estinzione del Neanderthal

L’estinzione dei Neanderthal è un argomento dibattuto tra gli studiosi e non c’è ancora un consenso definitivo sulla causa esatta. Le ipotesi suggeriscono che l’arrivo e la diffusione degli Homo sapiens abbiano giocato un ruolo significativo. Questi ultimi potrebbero aver avuto un vantaggio competitivo grazie allo sviluppo di tecnologie più avanzate. Infatti, sebbene Homo neanderthalensis abbia vissuto sulla Terra per un periodo di tempo più lungo del nostro, la sua tecnologia non sembra essersi mai evoluta oltre il limite del modo 3 (musteriano).

Inoltre, la maggiore mobilità dei Sapiens – che si spostavano anche in grandi gruppi rispetto a quelli che potevano formare i Neanderthal – potrebbe aver favorito la diffusione di malattie che hanno colpito i Neanderthal, già più vulnerabili a causa della loro minore variabilità genetica dovuta a una maggiore tendenza all’incrocio tra parenti stretti vista la loro propensione a formare piccoli gruppi più stazionari rispetto ai Sapiens. Poco accreditata è l’ipotesi che vedrebbe la scomparsa dei Neanderthal associata unicamente a un evento epidemico di origine Sapiens, in quanto la loro scomparsa sul panorama terrestre è stata troppo lenta in relazione a quelli che possono essere i tempi delle diffusioni epidemiche, considerando anche la scarsa densità delle popolazioni di quell’era.

Oltre al ruolo delle tecnologie, il vero vantaggio dei Sapiens è stato quello di una maggiore cooperazione sociale. La conformazione cerebrale dei Neanderthal è caratterizzata per avere lobi occipitali e cervelletto di grandi dimensioni, sviluppati al meglio per gestire abilmente il controllo della vista, della loro corporatura robusta e dei relativi movimenti, ma al tempo stesso sottraendo spazio per lo sviluppo dei lobi parietali. Questa conformazioni potrebbe averli resi meno adatti a compiti di natura sociale e allo sviluppo di un linguaggio articolato rispetto ai Sapiens. A sostegno delle ipotesi che vedono il cervello dei Sapiens più sviluppato nel creare connessioni vi sono gli studi recenti sulla mutazione del gene TKTL1 che avrebbe per l’appunto garantito una maggiore flessibilità cognitiva e sociale nei Sapiens con ripercussioni anche sul linguaggio articolato.

Conclusione

Il confronto tra Neanderthal e Sapiens offre uno sguardo affascinante sulle varie sfaccettature dell’evoluzione umana. Sebbene i Neanderthal abbiano svolto un ruolo significativo nella storia umana, la loro scomparsa rimane un enigma. Ciò che è certo è che il nostro passato è intricato e complesso, plasmato da interazioni culturali, sociali e ambientali tra diverse specie umane.

Ricordare e studiare i Neanderthal non solo ci aiuta a comprendere meglio la nostra storia evolutiva, ma ci spinge anche a riflettere sul nostro rapporto con la natura e con le altre specie che condividono il nostro pianeta.

Riferimenti

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9741939

https://www.science.org/doi/10.1126/science.abl6422?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pub%20%200pubmed

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